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Translation - Italian Il graduale aumento fino agli novanta dell’interesse del governo nei confronti di temi quali il riarmo e la riforma del nuovo liberalismo ha portato, dalla fine degli anni novanta a oggi, a un’espansione e sviluppo della questione riguardante l’attuazione delle riforme costituzionali. Si passerà quindi a esaminare quali siano le attuali condizioni di questo processo che ha come intenzione la revisione della Costituzione.
Le tre condizioni necessarie all’attuazione delle riforme costituzionali
A oggi, il pericolo di una riforma costituzionale è più alto che mai e un chiaro segnale è dato dall’istituzione e dall’attività di una commissione parlamentare per le riforme costituzionali. La nostra analisi inizia dunque con l’esaminare il ruolo svolto da tale commissione in relazione alle riforme e il perché sia stata creata proprio adesso.
In primo luogo, l’attuazione della revisione costituzionale deve necessariamente rispettare tre condizioni. La prima prevede che la proposta di revisione debba innanzitutto essere presentata in Parlamento. Solo dopo che la mozione ha ottenuto il consenso delle due Camere si può davvero dare inizio al progetto di riforma. Il motivo per cui il governo ha fallito nei suoi numerosi tentativi di attuare una revisione costituzionale sta proprio nell’incapacità da parte delle due Camere di collaborare in modo solido alla realizzazione delle riforme.
La seconda condizione consiste nella formulazione di un progetto di revisione. Anche in questo caso non si tratta di un punto di facile soluzione; si deve ottenere infatti il consenso dei due terzi delle Camere. Ad esempio, secondo l’inchiesta condotta nel 1996 dal Yomiuri Shiunbun, il 60% dei parlamentari intervistati si dichiarerebbe favorevole a una rivalutazione della Costituzione. Tuttavia, si rileva una forte diminuzione di consensi relativi alla revisione dell’articolo 9. Per raggiungere tale scopo, sarebbe necessaria un’idea in grado di convincere anche coloro che si dimostrano negativi rispetto al tema delle riforme. Come detto in precedenza, si potrebbe pensare a unificare la revisione dell’articolo 9 con i nuovi diritti dell'uomo, come i diritti ambientali e il diritto alla conoscenza, oppure valutare di dividere la riforma costituzionale in due fasi: la prima in cui oltre ai diritti umani si decida la revisione delle norme che regolano l’attuazione delle riforme costituzionali, la seconda in cui si affronti la revisione dell’articolo 9. In ogni caso, la corretta formulazione di un progetto di riforma costituzionale appare come un aspetto di primaria importanza.
La terza condizione consiste nel raggiungimento dei consensi relativi la riforma costituzionale tramite una votazione del popolo. Per la classe governativa si tratta pur sempre di una scommessa azzardata. In caso di fallimento, non sarebbe sufficiente esprimere il proprio rammarico per la mancata attuazione della riforma; ne risulterebbe minato lo stesso potere politico esercitato dal Partito Liberal Democratico. È probabile dunque che una tale strada non verrebbe intrapresa se non quando fosse strettamente necessaria, o quando ci fosse la certezza della vittoria. Inoltre, per quanto riguarda la votazione popolare, non esistono ancora leggi che consentano concretamente di mettere in atto tale procedura.
[...]
Japanese to Italian: journalist article translation General field: Other Detailed field: Journalism
Translation - Italian Ricostruzione ferma per difficoltà finanziarie
I cittadini: “Una città fantasma”
L’Aquila tre anni dopo il terremoto
Questo mese passeranno tre anni dal terremoto che ha provocato più di 300 vittime a L’Aquila, città del centro Italia. Il centro storico medioevale ha subito gravissimi danni, ma la ricostruzione è pressoché ferma. Per restaurare gli edifici storici è necessario molto tempo e denaro, ma la difficile situazione finanziaria italiana e l’inefficienza della Pubblica Amministrazione non facilitano il processo di ricostruzione, mentre il malcontento della popolazione aumenta.
Con una storia di 750 anni e 70.000 abitanti, l’Aquila è da sempre una città turistica. Tanti palazzi in pietra del centro storico sono stati coperti da impalcature e lasciati in questo stato, con il divieto di entrare nell’area. Ci sono anche zone della città dove ai palazzi crollati non si è posto nessun rimedio.
“La ricostruzione non procede e L’Aquila sembra una città fantasma. La colpa è della disorganizzazione del Governo”, sono le parole di Natalia Nurzia, 37 anni, proprietaria di un bar che si affaccia sulla piazza centrale. L’afflusso dei turisti è fortemente diminuito, così come il numero dei clienti calato del 90%. Le entrate economiche sono invece scese del 60%.
Secondo Pietro Di Stefano, 56 anni, assessore alla ricostruzione dell’Aquila, su circa 26.000 edifici della città più di 10.000 necessitano di una forte manutenzione a causa dei danni provocati dal terremoto. Tuttavia, solo la metà di questi è stata restaurata. Sono proprio i palazzi più antichi ad aver subito i danni maggiori e a richiedere interventi più significativi. Inoltre l’assessore dichiara: “Per recuperare il patrimonio storico della città, è necessario far tornare gli edifici al loro stato originale, ma la difficile situazione finanziaria non ci consente di ricevere fondi a sufficienza”.
Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, 59 anni, afferma con decisione scagliandosi contro il Governo: “Il responsabile della ricostruzione è un incapace, per firmare un solo documento ci sono voluti 4-5 mesi. Per questo motivo, in tre anni la situazione della città non è affatto migliorata. Di questo passo, per terminare il progetto di ricostruzione saranno necessari dai 10 ai 15 anni”.
D’altra parte, un giornalista locale critica: “La colpa è anche del Comune che non ha saputo essere convincente nelle sue richieste al Governo. Se paragonato ad altri Comuni che hanno subito dei danni analoghi, il processo di ricostruzione dell’Aquila procede molto più lentamente. Sia il Parlamento che il Consiglio Comunale non fanno altro che pensare ai contrasti interni, senza occuparsi in modo efficiente della situazione”.
Alla fine, a pagare è sempre la popolazione. Quasi 2.800 persone vivono ancora nelle case provvisorie. Una di loro, Alfila Achilova, casalinga di 47 anni, dice: “È incredibile ci voglia così tanto tempo, devono fare qualcosa”. Inoltre, circa 20.000 persone non possono tornare nelle loro abitazioni e vivono negli appartamenti predisposti dal Comune.
Prima del terremoto che ha distrutto la città, si erano verificate scosse più deboli, senza che i cittadini ne fossero avvertiti. Per questo, sette sismologi sono stati accusati di omicidio colposo. Il processo è ancora in corso. Gli avvocati difensori dichiarano: “La colpa è da imputare agli errori di costruzione degli edifici”. Vincenzo Vittorini, medico di 48 anni che abitava al quarto piano di un palazzo andato distrutto e che ha perso in seguito al crollo la moglie di 45 anni e la figlia di 9, afferma invece: “Forse era impossibile prevedere il terremoto, ma almeno dovevano darci informazioni relative alle scosse più deboli”.
English to Italian: historical/literary essay translation General field: Art/Literary Detailed field: History
Source text - English On the basis of this methodological introduction, I would like to examine the Kitāb al-wuzarā' wa-al-kuttāb by al-Jahshiyārī.
In my opinion, this work may be considered as a different way to write the past, that is, in the context of bureaucratic tradition. Written when the position of kuttāb’s was weakened due to the economic decadence of Iraq and growing threat of military control over the ‘abbāsid state, it should be considered a monument to bureaucratic traditions.
The subdivision in chapters follows a chronological order dictated by the succession of the caliphs: “The time of... (Ayyām...)”, whereas within each chapter the story unfolds according to an approximate chronological order that leaves space to small digressions, examples, poetry, ethical or knowledgeable echoes. The occasional insert of anachronistic episodes which apparently have nothing to do with the subject in discussion, shows a narrative strategy built on a semiological universe that we have to decode. Moreover throughout the book we find few and not always correct chronological data, rather the writer’s attention is concentrated on thematic, logical context around which he organizes his history.
My paper will concentrate on how al-Jahshiyārī represents the story of the Barmakids. Their history, that evolved through the first years of the ‘abbāsid caliphate from Abū l-‛Abbās al-Saffāḥ (132/749-136/754) to Harūn al Rāshid (170/786-193/809), echoed through centuries of Arab and Persian history and literature.
In such a long transmission the ethical themes have been over-estimated to the point that the political themes have been, intentionally or unintentionally, allotted to the shadows. Insofar as issues like man’s unfathomable destiny, the fleeting human wealth, the abuse by the powerful, the passions with their pernicious consequences become ever more significant in the representation of their history, it became a topos in the historical as well in the literary production. Equally, some biographic patterns became as many annalistic topoi that illustrate the reign of Harūn al Rāshid and, in some way, render the protagonist of that story “popular”.
Our text, like a lot of descriptive classical Arabic texts, does not simply reflect and record data or reality, but instead it creates and shapes it by generating a web of shifting, multifaceted and often ambiguous meanings. As we said, the final determination of meanings, however, is ultimately in the eye of the beholder.
The hypothesis I will try to verify by observing the structure of the text as well as some context data, is that the ethical representation of the matter as an ‘ibra is actually a veil to hide what could not be told, what could only be suggested by means of symbolic patterns and narrative strategies that have to be decode.
Translation - Italian Sulle basi di questa introduzione metodologica, vorrei esaminare il Kitāb al-wuzarā' wa-al-kuttāb di al-Jahshiyārī.
Nella mia opinione, quest’opera può essere considerata come una maniera diversa di scrivere il passato, ovvero nel contesto della tradizione burocratica. Scritto all’epoca in cui la posizione del kuttāb si era indebolita a causa della decadenza economica dell’Iraq e della crescente minaccia del controllo militare sullo stato Abbaside, ques'opera dovrebbe essere considerata come un monumento della tradizione burocratica.
La suddivisione dei capitoli segue un ordine cronologico dettato dalla successione dei califfi: “al tempo di… (Ayyām…)”, mentre all’interno di ogni capitolo la storia si svela seguendo un ordine cronologico approssimativo che lascia spazio a piccole digressioni, esempi, poesie, richiami etici o degni di nota. L’inserimento occasionale degli episodi anacronistici, che non hanno apparentemente nulla a che fare con il soggetto in questione, mostra una strategia narrativa costruita su un universo semiologico che dobbiamo decodificare. Inoltre, in tutto il libro troviamo pochi e non sempre esatti dati cronologici. L’attenzione dello scrittore è, piuttosto, concentrata sulla tematica, sul contesto logico attorno cui organizza la storia.
Il mio scritto si concentra su come al-Jahshiyārī rappresenti la storia dei Barmecidi. Questa si svolge nei primi cinquant’anni del califfato Abbaside, da Abū l-‛Abbās al-Saffāḥ (132/749- 136-754) a Harūn al Rāshid (170/786-193/809) e riecheggia attraverso i secoli nella storia e letteratura di arabi e persiani.
In una trasmissione così lunga, i temi etici sono stati sopravvalutati al punto che quelli politici sono stati, intenzionalmente o meno, messi in ombra. Nello stesso modo in cui argomenti come l’insondabile destino umano, l’effimera ricchezza dell’uomo, l’abuso del potere e le passioni con le loro conseguenze perniciose divennero sempre più significative nella rappresentazione della loro storia, esso divenne un topos nella produzione storica e letteraria. In egual modo, alcuni modelli biografici divennero topoi annalistici che illustrano il regno di Harūn al Rāshid e, in certo qual modo, rendono “popolari” i protagonisti della storia.
Il nostro testo, come molte opere descrittive della tradizione classica araba, non registra o riflette semplicemente i dati o la realtà, piuttosto la crea e la modella, generando una rete di significanti mutevoli, sfaccettati e spesso ambigui. Come già detto, la determinazione finale del significato è, in definitiva, negli occhi di chi guarda.
L’ipotesi che cercherò di verificare osservando la struttura del testo, così come alcuni dati del contesto, è che la rappresentazione etica del contenuto sotto forma di ‘ibra è in realtà un velo per nascondere ciò che potrebbe non essere detto, che può solo essere suggerito attraverso modelli simbolici e strategie narrative che devono essere decodificate.
English to Italian: novel excerpt translation General field: Art/Literary Detailed field: Poetry & Literature
Source text - English It was the best he could do. The mood between them wasn’t right for the usual remembrances of his boyhood - the time the thatch was lifted from the Kilauran cottages in a November storm, the summer there was the horse-racing on the strand, the evocation of Paddy Lindon when he’d sold his mushrooms.
“Sure, you meant no harm, girl”, he tried when the quiet between them remained unbroken. “Sure, don’t we all know that?”
“I did mean harm.”
Lucy took the reins because they were handed to her, the rope rough on her palms and her fingers, different from the reins of the trap.
“Will they ever come back, Henry?”
“Ah, the will of course, why wouldn’t they?”
The silence began again. It continued when the horse and cart turned out on the main road, and all the way to the creamery yard, where Henry backed the cart up to the delivery platform. He lifted off the churns, smoking a cigarette while he talked to the foreman, then clambered on to the cart again. He took the reins himself, since it was sometimes difficult to steer a way through the other carts. At the gate he picked up two empty churns.
“They’ll never come back”, Lucy said.
“The minute they know you’re here they will. I could promise you that.”
“How’ll they know, Henry?”
“A letter’ll come from them and Bridget’ll write back. Or Mr Sullivan will reach them.
There’s not a man as clever in the whole extent of County Cork as Aloysius Sullivan. Many’s the time I heard that said, many’s the time. Would we call in for a lemonade?”.
They had to call in anyway at Mrs McBridge’s roadside shop for the groceries that were written in a list on Bridget’s scrap of paper. But Henry made the lemonade seem like an invitation that had just occurred to him.
“All right,” she said.
Translation - Italian Era il meglio che potesse fare. L’atmosfera che c’era tra loro non si adattava agli abituali ricordi della sua giovinezza; quella volta in cui i tetti di paglia delle case di Kilauran si erano sollevati a causa di una tempesta novembrina, la corsa dei cavalli sulla spiaggia che si teneva d’estate, la rievocazione di quando Paddy Lindon aveva venduto i funghi.
“Davvero, tu non volevi fare del male, bambina mia”, provò a dirle Henry quando il silenzio tra loro rimase ininterrotto. “Davvero, non lo sappiamo forse tutti?”
“Ma io ho fatto del male”.
Lucy prese le redini che le venivano passate dall’uomo, la corda ruvida sui suoi palmi e sulle dite, diverse da quelle del calesse.
“Torneranno mai, Henry?”
“Ah, certo che lo faranno, perché non dovrebbero?”
Calò di nuovo il silenzio. Rimase intatto mentre il cavallo e il carretto svoltavano sulla strada principale, e per tutto il tragitto che conduceva al cortile del caseificio, dove Henry, indietreggiando, si diresse verso la piattaforma di scarico. Sollevò i grossi contenitori pieni di latte, fumando una sigaretta mentre parlava con il responsabile, quindi si arrampicò nuovamente vicino a Lucy. Fu lui a prendere le redini, perché a volte era difficile farsi strada tra gli altri carretti. Al cancello raccolse due bidoni vuoti.
“Non torneranno mai più”, disse Lucy.
“Nell’istante in cui sapranno che sei qui, lo faranno. Te lo potrei giurare”.
“Come faranno a saperlo, Henry?”
“Arriverà una loro lettera e Bridget scriverà la risposta. O li raggiungerà Mr. Sullivan. Non c’è uomo più in gamba di Aloysius Sullivan in tutta County Cork. L’ho sentito dire tante, tante volte. Che ne diresti di fermarci per una limonata?”
Avrebbero dovuto fermasi comunque nel negozio di Mrs. McBride che si trovava sulla strada per acquistare gli alimenti elencati nella lista che Bridget aveva scritto su un pezzo di carta. Ma Henry fece sembrare quella limonata un invito che gli era appena passato per la mente.
“Va bene”, rispose la bambina.
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Translation education
Master's degree - Università di Tor Vergata
Experience
Years of experience: 13. Registered at ProZ.com: Aug 2011.
I'm Silvia Ricci Nakashima, translator form Japanese and English to Italian. I'm a native Japanese and Italian speaker and I've always been interested in foreign languages.
In 2007 I graduated cum laude in Foreign Languages in Information Society at Tor Vergata University (Rome) and later I attended a Literary and Cinematographic Translation Master Course (focused on the English language) that gave me the opportunity to challenge myself with a lot of different genres and texts (theatre, prose, poetry, lyrics) and learn the several methods used in the audiovisual field (dubbing, subtitling, voice-over).
I translate and proofread texts of different genres (novels, comics, essays, academic texts, journalistic articles, tourist brochures, commercial texts, questionnaires, correspondence, CV and cover letters, etc.) and since 2012 I have been working as a translator for several Italian publishers. Moreover, since 2014, I am a freelance translator for the the online travel agency Booking.com.
I really love my job and it's very important for me to provide always a high quality service.
I'm very interested in working in new and stimulating fields to expand my knowledge and improve my skills.
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